RECENSIONE – La quinta stagione di SKAM Italia soddisfa serenamente le aspettative. Trasmessa sulla nota piattaforma di Netflix dal 1° settembre 2022, l’annuncio della trama ad agosto aveva inizialmente sollevato molte polemiche e perplessità. Gli episodi affrontano il disagio fisico e mentale del protagonista affetto da ipoplasia peniena. Ciò significa dire che ha un micropene dalle dimensioni ridotte al di sotto degli standard comuni. Prima del lancio ufficiale on demand, molti temevano che la serie-tv, dopo quattro anni di qualità, potesse sprofondare nella banalità o in degli strafalcioni. In realtà nessuno dubitava del potenziale del personaggio di Elia. Storcevano il naso solo per la tematica affrontata. Sui social alcuni spettatori avevano addirittura commentato che l’argomento scelto “non fosse abbastanza importante”.
Al che, ad agosto, l’attore Pietro Turano (che nella serie interpreta Filippo) aveva risposto con veemenza ai toni di certi sgradevoli tweet in una storia su Instagram. Esordiva scrivendo: “Fate tanto i paladini e le paladine battagliere contro gli stereotipi, i ruoli di genere, la cultura machista e ciseteropatriarcale e poi quando scoprite che la serie tratterà di un ragazzo a disagio con il proprio corpo per via delle dimensioni del proprio pene rispetto alle aspettative sociali, sapete solo fare bullismo?”. Dopo ulteriori spiegazioni, aggiungeva in conclusione: “Mi ha ferito leggere i tweet violenti di oggi. C’è un vero tabù su questo e pensate a chi si sente direttamente colpito dalle vostre parole. Però mi conferma che abbiamo fatto qualcosa di necessario. Forse più che mai”. Pensiero che non possiamo fare a meno di condividere.
Oggi, a distanza di un mese e mezzo dall’inizio della distribuzione, possiamo affermare che la serie sia un vero successo. L’interpretazione di Francesco Centorame nei panni di Elia Santini è stata eccellente. SKAM Italia dimostra ancora una volta di non essere unicamente il tradizionale teen-drama a cui molte generazioni sono state abituate dagli anni Novanta in poi. A differenza dei prodotti americani, SKAM (che ricordiamo essere il remake di una serie norvegese) si propone anche come una sorta di fiction di formazione. E il pubblico – fortunatamente – apprezza tantissimo questo aspetto. La produzione sceglie sempre una battaglia da combattere, un tema a cui dare risonanza per sensibilizzare gli spettatori. Le sceneggiature sono sempre molto delicate e curate nei dettagli. I dialoghi esilaranti nei momenti giusti: chi non vorrebbe in fondo un amico come Filippo che metta il buonumore?
La fotografia e il montaggio delle sequenze è notevole quanto nelle stagioni precedenti. Questa volta la regia è stata consegnata nelle mani di Tiziano Rossi. Molti piacevoli anche i richiami e i riferimenti agli eventi degli anni precedenti, dalla scena nella piscina all’inquadratura del cancello della scuola. Un po’ come avevamo pensato ad agosto, ancora oggi l’ipotesi è che gli autori abbiano voluto Elia ripetente per garantire a SKAM Italia un passaggio dal liceo all’università più morbido e graduale, per prendere tempo. Far crescere troppo in fretta i personaggi, in fondo, significherà inevitabilmente anche cambiare target del pubblico.
La trama non è ovviamente incentrata soltanto sul micropene di Elia. Grazie alla sua storia, coglie l’occasione per rimarcare il valore dell’educazione sessuale nelle scuole. SKAM approfondisce l’intimità dei suoi protagonisti mai per morboso interesse per l‘eros o il nudo. Lo fa sempre in maniera delicata per uno scopo. In questo caso per sondare le ansie e le paure di Elia. La serie parla di disagio fisico e mentale, dell’accettazione del proprio corpo e dei corpi in generale, di una sessualità che non è meccanica. Si dà spesso per scontato che quello della percezione della propria immagine nello specchio sia una problematica tutta femminile. Come se gli uomini non avessero sentimenti o vanità. Invece finalmente sullo schermo vediamo un personaggio maschile piangere per le proprie insicurezze e fragilità. Un ragazzo che si sente minato nella sua virilità a causa di standard imposti spesso dalla cultura della mascolinità tossica. SKAM sdogana lo stigma sociale del pene piccolo tra gli uomini perché di frequente c’è poco rispetto anche nei confronti del corpo maschile. Elia è costretto a intraprendere un percorso di accettazione del proprio corpo per poter vivere meglio e relazionarsi serenamente e in maniera sana con il prossimo. Puntata dopo puntata, è costretto a maturare per imparare a fregarsene del giudizio altrui.
La serie trova spunti per parlare ovviamente anche di bullismo e immancabilmente di cyberbullismo. Cerca di rammentare al pubblico come chiunque potrebbe star vivendo dentro di sé delle guerre invisibili all’occhio esterno, che bisogna avere sempre un atteggiamento empatico, di riguardo e di rispetto per chi ci sta accanto. Di grande spessore resta l’amicizia che lega le Matte e i Contrabbandieri. Un’amicizia sincera, fedele, autentica. Eppure nelle avversità non sempre basta. La serie allora ricorda l’importanza di un supporto psicologico e trova spazio nella narrazione anche il problema delle molestie e della denuncia di esse. Spiace forse che non ci sia stato un confronto diretto tra Elia e il padre sul problema medico del micropene. Probabilmente l’unico neo. La storia d’amore tra Elia e Viola (Lea Gavino, incredibile rivelazione della stagione), invece, è toccante. Il loro è un sentimento timido a causa delle remore soprattutto di Elia. Eppure i loro incontri insegnano che la coppia amorosa si fonda soprattutto e in primis sulla scoperta emotiva e affettiva dell’altra persona.
Di Valentina Mazzella