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“Animali Fantastici 3 – I Segreti di Silente”, il terzo film alza il tiro della saga, ma è colmo di contraddizioni

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RECENSIONE – “Non avere un piano è il piano”: deve essere stata la stessa idea inseguita dagli sceneggiatori nella pianificazione della saga di “Animali Fantastici” prodotta fino ad oggi. Beh, cosa commentare? Che “non avere un piano non è sempre un buon piano”, tanto per iniziare. L’effetto caos è assicurato. “Animali Fantastici – I Segreti di Silente” di David Yates ne è la prova. Il film è stato distribuito in Italia già dal 13 aprile. La sua visione soddisfa abbondantemente il pubblico sotto molteplici punti di vista. È un prodotto che intrattiene e non annoia, assolutamente godibile. La fotografia, il montaggio e gli effetti speciali sono impeccabili. Sono davvero tante le sequenze ben costruite. La proiezione ha il giusto ritmo. I dialoghi propongono una buona dose di ironia nei momenti più opportuni.

Il cast gode di nomi eccellenti, molti in comune con i film precedenti. È inevitabile commentare la sostituzione di Johnny Depp per il ruolo Grindelwald. A dispetto di ogni previsione, come hanno già osservato in tantissimi, Mads Mikkelsen ha sorpreso tutti con un’interpretazione eccelsa. Le sue doti recitative non sono state mai messe in dubbio. Semplicemente si temeva il peso della rappresentazione di Depp e l’abitudine del pubblico ad essa. Invece il nuovo Grindelwald è stato incredibilmente apprezzato, tanto da essere giudicato anche “più calzante” del precedente. Johnny Depp aveva caratterizzato un personaggio molto peculiare e, con la sua maestria, sopra le righe. Il Grindelwald di Mikkelsen, invece, è molto più elegante e posato: ergo più in linea con il leader carismatico e affascinante celebrato nella saga. Più in linea con il mago descritto in alcuni passaggi nella saga di Harry Potter e con l’uomo di cui un Albus Silente avrebbe mai potuto innamorarsi.

Qui e là gli appassionati del Mondo Magico sono stati accontentati con svariate forme di fan-service: il ritorno a nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts per alcune scene, la comparsa di una giovane McGranitt, diversi accenni ai contenuti della storia di Silente già approfondita dalla Rowling nel settimo libro di Harry Potter, la strada per Hogsmeade dove Katie Bell fu stregata dalla collana di opali maledetta, l’apparizione a un certo punto di Libri Mostro e di boccini e bolidi da Quidditch. Tuttavia questo fan-service per i nostalgici spesso è davvero a basso costo perché viene servito soprassedendo finanche sulla coerenza della trama rispetto alla saga di Harry Potter. La narrazione in innumerevoli occasioni sceglie di violare spudoratamente il “canone” istituito dalla Rowling nella saga dei sette romanzi e su Pottermore. Questo accade inaspettatamente senza una motivazione valida o logica.

Ad esempio l’autrice britannica aveva sempre dichiarato che, quando si decide di inventare un mondo magico, per renderlo credibile, di fondamentale importanza sia innanzitutto stabilire cosa NON si possa fare con la magia. E in Harry Potter infatti ci viene subito insegnato che per i maghi, nonostante i poteri, non sia possibile riportare in vita i morti, replicare il cibo e il denaro. Tre regole, semplici. Bene, in “Animali Fantastici – I Segreti di Silente”, fino a prova contraria, vengono violate due regole su tre. Diverse perplessità sono state sollevate anche dal modo in cui i personaggi utilizzano gli incantesimi, fra l’altro quasi tutti non verbali. In particolar modo il lancio dell’Avada Kedavra, in questa storia meno letale per essere una Maledizione Senza Perdono.

La sceneggiatura è obiettivamente colma di buchi di trama e contraddizioni, soprattutto sul piano temporale. Potremmo elencarne alcune. In primis, pare che la professoressa McGranitt sia nata nel 1935 e non è dunque fattibile la sua presenza da giovincella in un film ambientato tra il 1927 e il 1928. A meno che Silente non mentisse, negli stessi anni non è neanche davvero giustificato il fatto che già conoscesse la Stanza delle Necessità dato che in “Harry Potter e la Camera dei segreti” (nel 1994) il Preside afferma di aver trovato una camera piena di vasi da notte qualche sera prima, “quando la sua vescicale era incredibilmente piena”. A voler essere pignoli c’è anche il mistero del perché il settore costumi abbia scelto per i maghi di inizio Novecento un vestiario moderno o comunque da anni Venti quando i maghi della saga di Harry Potter, al termine del Novecento, vestivano tutti quasi come nell’Ottocento.

Altri interrogativi importanti riguardano la concatenazione de “I Segreti di Silente” ai due film precedenti da cui l’opera appare per diversi aspetti completamente sganciata. Che fine ha fatto Nagini che avevamo visto nel secondo capitolo? Perché uno specchio della Taverna di Porco a Hogsmeade era collegato con uno specchio nel Palazzo in cui alloggiavano Grindelwald e Credence? Perché Tina non si è attivata per salvare la sorella da cui, nel primo film, era indivisibile? Perché le stesse motivazioni di Grindelwald contro i Babbani sono mutati da un film all’altro? Nel secondo capitolo aveva validamente mostrato immagini divinatorie della Seconda Guerra Mondiale per persuadere i maghi circa la cattiveria dei non maghi. Se il Patto di Sangue tra Silente e Grindelwald era stato già infranto nel 1927-1928, perché Albus ha atteso fino al 1945 per scontrarsi con il pericoloso nemico?

La stessa squadra organizzata da Silente per la sua missione contro Grindelwald sembra raccattata un po’ a caso. Non ci sono motivazioni profonde per giustificare la presenza dei personaggi se non il fatto che “dovevano far parte della squadra e basta”, perché già c’erano nei vecchi film o perché serviva qualcuno di nuovo con cui sostituire gli assenti. Il primo caso è palesemente l’esempio di Jacob che almeno il pubblico ama sinceramente. Il secondo quello di Lally (Jessica Williams) e Yusuf Kama (William Nadylam). È probabilmente questa la ragione per cui la psicologia dei personaggi spesso appare approssimativa. Aspetto che non permette al pubblico di affezionarsi ad essi come invece accadeva nella saga del maghetto con gli occhiali. Non ci riferiamo naturalmente a Jacob (Dan Fogler) e a Queenie (Alison Sudol) il cui rapporto è sempre molto tenero e lascia trasparire sempre tanta umanità. Uno dei migliori regali della saga. Pensiamo piuttosto a Theseus (Callum Turner) di cui conosciamo solo la posa impostata e il lento avvicinamento al fratello. La crescita personale di Newt (Eddie Redmayne) e il discorso della sua fobia sociale sono stati lasciati in sospeso perché argomenti legati a Tina (Katherine Waterston) che a questo giro è apparsa solo nel finale.

Silente (Jude Law) merita invece una considerazione a parte. Durante la proiezione del film, nell’assistere allo sviluppo delle sue strategie, i fan di Harry Potter non possono che borbottare spesso “Tipico di Silente”. La consegna degli oggetti e degli incarichi alla squadra di Newt, senza ulteriori delucidazioni, ricorda innegabilmente molto la volta in cui il Preside lascia il boccino, il deluminatore e “Le fiabe di Beda il Bardo” a Harry, Ron ed Hermione nell’ultimo libro della saga, anche qui senza spiegazioni. Tentativo e ingegno apprezzabili. Espedienti che hanno reso alla pellicola una certa dinamicità. Hanno funzionato. Del resto possiamo serenamente riconoscere come questo terzo film alzi parecchio il tiro della saga. Ciò non toglie tuttavia che non si comprenda bene dove gli autori vogliano andare a parare, per dirla in soldoni.

A partire dal primo film “Animali Fantastici e dove trovarli” sembrava dovesse essere considerato abbastanza ovvio che protagonisti della saga fossero il mago zoologo Newt Scamander e, per l’appunto, gli animali fantastici. Eppure le creature magiche sono state quasi del tutto assenti nel secondo film. Fortunatamente sono ricomparse nell’ultima storia con maggiore creatività. Tuttavia è lampante che la figura di Newt sia diventata progressivamente più marginale per lasciare molto più spazio a Silente, quasi fosse lui il nuovo protagonista. La stessa storyline con Grindelwald da sottotrama è di volta in volta diventata il vero fulcro centrale della saga. Da qui sorge spontaneo chiedersi come mai allora gli sceneggiatori abbiano battezzato la saga “Animali Fantastici” e non si siano fin da subito concentrati sulle vicende di Silente e Grindelwald impastando la storia in maniera diversa fin dagli albori?

Film dopo film si ha la crescente sensazione di una saga improvvisata. Un po’ come se gli autori non abbiano mai avuto una buona scaletta della narrazione già delineata da perfezionare sulla carta e sullo schermo. Probabilmente neanche gli sceneggiatori hanno mai avuto “un vero piano in mente”. Alle volte sembra di leggere una Fanfiction scritta alla buona su Wattpad piuttosto che dei soggetti con la firma di J.K. Rowling. E questo aspetto è abbastanza grave se si considera il peso del paragone che “Animali Fantastici” è da sempre chiamata a sorreggere come prequel di Harry Potter. È anche la ragione per cui di frequente manca il climax adatto. La saga aveva e ha indubbiamente notevole potenza che al momento è stato parecchio sprecato. C’è solo da sperare che la qualità dell’ultimo film sia di buon auspicio per risollevare le sorti della pentalogia e che la produzione giochi bene le sue carte in occasione dei due prossimi e ultimi film di “Animali Fantastici”. Alcuni fan buttano giù delle teorie nei forum. Propongono magari di giustificare i buchi di sceneggiatura con delle realtà alternative create da un uso scorretto delle giratempo e altri spunti complessi. Gli appassionati del Mondo Magico sono severi, ma in fondo sono innamorati del Wizard World e sanno anche perdonare.

Di Valentina Mazzella

 

 

 

 

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