RECENSIONE – A pesare sull’ultima serie di RaiUno, “Noi”, è stato un macigno non da poco. La responsabilità di essere il remake della celebre e pluripremiata serie-tv americana “This Is Us” di Dan Fogelman. Il continuo confronto con la vesione originale da parte dei numerosissimi fan della serie statunitense è stata purtroppo una pesantissima nota dolente. Come capita spesso in questi casi, il pubblico non è mai contento. Non è contento quando riproponi in maniera fedele il prodotto e non è contento nemmeno quando introduci delle modifiche creative. Certo, alle volte ci sono le eccezioni come nel caso di “Skam Italia” che viene considerato tra i migliori remake europei dell’omonima serie norvegese. Ma non è il caso di “Noi”, una serie molto valida ed estremamente piacevole da seguire, su cui tuttavia è gravato un giudizio troppo severo e ingiusto.
La storia si snoda in dodici episodi, prodotti da Cattleya in collaborazione con Rai Fiction e 20th Television. È andata in onda in sei serate su RaiUno tra marzo e aprile. Le puntate sono ancora disponibili in streaming su RaiPlay. La regia è stata diretta da Luca Ribuoli, mentre le sceneggiature sono state a cura di Sandro Pettaglia insieme a Flaminia Gressi e a Michela Straniero. Il cast americano vantava nomi di rilevanza come Milo Ventimiglia, Mandy Moore e Sterling K. Brown che hanno vinto Emmy e Golden Globe per i ruoli interpretati. Il cast italiano ha annoverato attori all’altezza e altri un po’ più giovani e acerbi, ma comunque talentuosi.
La trama racconta le vicende della famiglia Peirò nell’arco di circa quarant’anni, dagli anni Ottanta al 2018. Esattamente come avviene nell’originale “This Is Us”, la narrazione avviene su più linee temporali. Non si tratta di semplici flashback. È proprio una nuova formula peculiare della serie statunitense che prevede un montaggio alternato delle diverse fasi della vita dei protagonisti. Il tutto per rendere la visione più agile e meno statica, rivoluzionando quello che da decenni era il classico “family drama”. Ecco allora che in “Noi”, in contemporanea, ci viene presentata la coppia Pietro e Rebecca all’inizio degli anni Ottanta, in procinto di diventare genitori di ben tre pargoli. Poi tutti e cinque ancora negli anni Novanta, quando i bambini hanno nove anni, e ancora nei primi anni Duemila, quando i figli sono adolescenti. Il passato si intreccia con il presente, dove i tre ragazzi sono ormai persone adulte di 34 anni alle prese con i loro problemi e la loro vita.
Quella dei Peirò non è affatto una famiglia normale. Non rispetta assolutamente gli standard classici della “Mulino Bianco” per intenderci. È piuttosto “un dramma shakespeariano” per usare la definizione pronunciata con sarcasmo da uno dei personaggi stessi della serie. Pietro (Lino Guanciale) e Rebecca (Aurora Ruffino) si incontrano e si innamorano. Decidono di mettere su famiglia insieme, nonostante le scarse risorse economiche e l’iniziale diffidenza di lei verso la maternità. Rebecca resta incinta di tre gemelli, ma purtroppo durante il parto ne muore uno. Pietro convince la moglie ad adottare un bambino nero abbandonato proprio quel giorno fuori una questura. I due novelli genitori torneranno così a casa con “i fantastici tre”, tre figli ognuno con le proprie difficoltà.
Abbiamo Daniele (Livio Kone) che cercherà per tutta la vita tra i neri chi possa essere il suo vero padre biologico. Incontrerà Mimmo (il bravissimo Timothy Martin) quando il tempo a disposizione da condividere sarà ridotto. Poi c’è Caterina, detta Cate (Claudia Marsicano, vera rivelazione della serie), che dall’infanzia lotta contro il suo eccessivo peso. Anche quando incontrerà un amore importante, Teo (Leonardo Lidi). Infine Claudio (Dario Aita), sempre insicuro, il cui problema probabilmente è sempre stato l’essere il più trascurato tra i tre fratelli perché quello apparentemente senza difficoltà. Tra i personaggi secondari compare anche Massimo Wertmüller nei panni del dottor Roberto Castaldi che assiste Rebecca durante la nascita dei bambini. Senza contare il cameo di Michele Placido come se stesso.
Come ha dichiarato Livio Kone (Daniele) alle telecamere, “Noi” è una serie con cui “si ride, si piange e si empatizza”. Certo, nel paragonarla alla serie originale è possibile trovare mille peli nell’uovo. Tuttavia è innegabile che, soprattutto senza aver guardato “This Is Us”, la fiction riesca a emozionare i suoi spettatori. Ci si commuove nei vari momenti drammatici, ma allo stesso tempo ci si diverte grazie all’umorismo e alla leggerezza di molti dialoghi. Ad esempio con le battute di Teo, il fidanzato tenero e burlone di Cate, o con quelle di quel combinaguai di Claudio, attore di teatro alla prima esperienza, che in ogni episodio viene riconosciuto per aver interpretato il Maestro Rocco nell’omonima fiction di fantasia.
Sullo sfondo la storia di un Paese, dell’Italia. Non solo i Mondiali di calcio dell’82. Sia Rebecca che Cate amano cantare e, servendosi della loro passione, la serie ci regala l’interpretazione di diverse canzoni italiane attraverso i decenni. Ascoltiamo “T’appartengo” di Ambra Angiolini cantata dalla piccola Cate e ballata con il suo babbo, ma non mancano anche eccezionali “Se telefonando” di Mina, “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini e altre canzoni ancora. La colonna sonora è la pregiata “Mille stelle” cantata da Nada che ne ha curato anche le musiche insieme ad Andrea Farri. Il brano si ispira al tema musicale di “This Is Us”, composta completamente con la chitarra.
In molti non hanno apprezzato la scelta di far interpretare Betta, la moglie di Daniele, a Angela Ciaburri piuttosto che da un’attrice nera come nella serie originale. L’accusa è quella di aver snaturalizzato i personaggi e il loro forte senso di appartenenza alla comunità nera. La regia di “Noi” ha prontamente risposto alle critiche spiegando che la decisione è stata dettata dall’esigenza di conservare il copione verosimile. Purtroppo per il tessuto sociale italiano, diverso per motivi storici da quello made in USA, sarebbe stato più complicato per Daniele trovare nelle vicinanze un’altra famiglia nera di pari estrazione sociale. Tuttavia il risultato è ugualmente ben riuscito: la famiglia di Daniele, con le due bellissime bambine Teresa (Isabel Fatim Ba) e Anna (Sofia Bendaud), è un esempio di famiglia multietnica e felice.
In conclusione possiamo accogliere le parole di Lino Guanciale che in “Noi” ci regala il padre che a ogni persona piacerebbe aver avuto come genitore: “La famiglia non dipende dal sangue, ma dipende dalle scelte che si fanno per amore”. Ed è proprio questo che “Noi” ci insegna. La famiglia ha sempre delle luci e delle ombre. Tutti matrimoni hanno dei momenti di “alto e basso“, tutti i fratelli e le sorelle litigano, le incomprensioni nelle relazioni sono frequenti. Alla famiglia Peirò non interessano le apparenze. Affrontano i problemi, si interrogano, cercano soluzioni, non si arrendono. Eppure, nonostante i tormenti quotidiani di ciascuno, insieme riescono ugualmente a ricreare la serenità di un’atmosfera domestica. Qualsiasi cosa accada, restano pur sempre una famiglia.
Di Valentina Mazzella