Oggi sono 90 anni dalla prima volta che Eduardo De Filippo portò in scena l’opera teatrale “Natale in casa Cupiello” che stravolse la vita di milioni di persone. Quest’opera teatrale tragicomica sancì una sorta di legame tra gli uomini d’amore e gli uomini di libertà, così chiamati da Luciano De Crescenzo. “Natale in casa Cupiello” scritta nel 1931 e portata in scena al teatro Kursaal di Napoli lo stesso anno, si svolge in tre atti e ognuno di questi nasconde un dramma e delle verità pronunciate a bassa voce, fino poi ad essere urlate sfociando nella scena finale di quel fatidico “si” rivelato da Tommasino, figlio di Lucariello. De Filippo in quest’opera riporta alla luce le varie tradizioni napoletane in merito ai preparativi per “il Santo Natale” contornate da grandi tensioni. Quest’ultime si celano tutte nel personaggio di Luca Cupiello, il capofamiglia, uomo d’amore e spesso ingenuo che, come talvolta accade nelle opere di Eduardo, sfugge alla realtà. Il dramma portato in scena ha origine dagli scontri familiari, dai desideri censurati, dalle verità nascoste che procurano allo spettatore un tenero sorriso, tipico di chi si riconosce in ciò che è stato portato in scena. L’unicità di quest’opera risiede nella capacità del grande maestro di non rappresentare solo la magia, l’amore, talvolta la comicità scontate del periodo natalizio , ma di dar voce a quelle tensioni, ai dolori e alle preoccupazioni, rendendole normali. Luca Cupiello, la moglie Concetta, la figlia Ninuccia, il figlio detto “nennillo”, Nicola , Vittorio e zio Pasquale appaiono come personaggi fragili, umani e non delle semplici macchiette. Lucariello è sicuramente un personaggio indimenticabile che si isola dalla realtà ma che allo stesso tempo è isolato dalla stessa; non riesce a comunicare con gli altri componenti della famiglia se non in quelle occasioni forzate di festività. “[…]Quando viene Natale, Pasqua, queste feste ricordevoli…Capodanno…ci rinuriamo..ci uriniamo..”. Fino alla fine sarà un uomo fedele alle sue idee, un sognatore, fino a quando, poi,la realtà apparirà ai suoi occhi in tutta la sua crudeltà; lì avviene il cortocircuito che porterà ad una presa di coscienza da parte dei familiari. Questi ultimi, invece, si distaccano da quel mondo ideale incarnando i valori della società moderna quali il denaro ed il profitto, ritenuti più importanti dei valori della famiglia. Ma il vero protagonista indiscusso è il presepe che rappresenta per Luca Cupiello la possibilità di scappare dalla realtà, di creare un mondo altro, l’autentica unione familiare a lui tanto negata. Importante è anche la scenografia, pochi oggetti che però sono un pretesto per quel dialogo tra i familiari tanto sperato, come ad esempio il caffè che crea il dialogo iniziale tra Lucariello e Concetta. Con questa magnifica opera, De Filippo dà la possibilità a generazioni su generazioni di riflettere, di interrogarsi sulla propria realtà familiare e di risanare -qualora ce ne fosse bisogno- le varie crepe. “Natale in casa Cupiello” è un’occasione per l’unione , per udire delle risate all’unisono, è il pretesto per cambiare e per ricominciare in maniera differente l’anno nuovo. Questa opera teatrale è la sigla iniziale con il sipario rosso ancora chiuso, sono le luci soffuse dell’albero di Natale che illuminano il presepe, è la mia famiglia che ricorda a memoria tutte le battute, è la commozione mista alla curiosità di sapere cosa accade dopo quel fatidico “si” pronunciato da Tommasino, è la brama di rispondere alla domanda continuamente posta da Luca Cupiello “Te piace ‘o presepio ?”; è <<un parto trigemino con una gravidanza di quattro anni>> come disse De Filippo. “Natale in casa Cupiello” è il desiderio che quel sipario non si chiuda mai.