RECENSIONE – In un periodo storico come quello attuale in cui in Italia fa tanto strano parlare di patriottismo e “amor di patria”, Rai1 giovedì 4 novembre ha proposto in prima visione il docu-drama “La scelta di Maria” per celebrare il centesimo anniversario della tumulazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria a Roma. Ancora disponibile su RaiPlay, è un prodotto della regia di Francesco Miccichè, da un’idea di Cesare Bocci. Racconta la storia, poco nota, del modo in cui nel 1921 fu scelta la signora Maria Bergamas (interpretata in questa occasione da Sonia Bergamasco) fra svariate donne dall’animo infranto per rappresentare tutte le madri che durante la Prima Guerra Mondiale avevano perso un figlio. Per essere, dunque, la Madre d’Italia. Ricoprendo questo triste ruolo, ebbe l’onore e la responsabilità di scegliere come simbolo una salma anonima fra quelle di undici caduti non identificati. Un gesto dall’alto contenuto commemorativo di cui poco si parla di solito. Maria Bergamas lo fece con il cuore, tanto da chiedere di essere poi sepolta nel 1953 ad Aquileia, proprio accanto ai dieci soldati che non aveva scelto, dove ancora oggi è possibile visitare la sua tomba.
La produzione ha deciso di narrare questa storia in maniera sperimentale, alternando spezzoni recitati con immagini vere in bianco e nero del repertorio storico. Nella sceneggiatura sono presenti dei monologhi in cui i vari personaggi parlano rivolti al pubblico come se rispondessero a un’intervista. La regia ha preferito inoltre mostrare le ricostruzioni delle scene di guerra ricorrendo a delle sequenze di animazione. Il docu-drama è stato così confezionato in maniera semplice, eppure ricca. Fornisce agli spettatori la giusta dose di informazioni storiche, approfondendo allo stesso tempo gli aspetti psicologici legati ai personaggi e alla condizione umana. In un’epoca in cui non siamo più abituati all’orgoglio italiano sullo stile del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, certo è strano e più complicato per le generazioni contemporanee comprendere gli stati d’animo dei giovani di allora. Il fervore e le aspettative di chi non si recava a partecipare a guerre in luoghi remoti, ma scappava da casa inseguendo l’ideale di liberare le proprie terre e rivendicare la propria identità nazionale e culturale. Un prodotto assolutamente consigliato per la trasmissione nelle scuole e ai più grandi per riflettere sul dolore della perdita e le brutalità delle guerre.
Di Valentina Mazzella