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Covid: informazione, il Sud in cerca di riscatto 

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Dalla ricerca promossa dal Sindacato Unitario Giornalisti della Campania e l’ Ateneo Federico II e’ emersa l’immagine di un Sud che cerca di emanciparsi dagli stereotipi preesistenti

Un Sud che vuole spazzare via  l’immagine stereotipata che viene data del Mezzogiorno e che vuole mostrare di avere il diritto di ottenere le risorse del Recovery per produrre il proprio sviluppo. E’ cio’ che emerge dalla ricerca ‘L’informazione (s)corretta: giornalismo e narrazione del Sud tra stereotipi e pregiudizi’ promossa dal SUGC (Sindacato Unitario Giornalisti della Campania) in collaborazione con il Dipartimento Scienze sociali dell‘Universita’ Federico II, l’Istituto Media e Giornalismo dell’Universita’ della Svizzera italiana di Lugano e l’Osservatorio europeo di giornalismo e con la partecipazione della Camera di Commercio di Napoli.

I ricercatori hanno preso in considerazione 278 articoli delle principali testate nazionali, cartacee e online relativi alla pandemia dal punto di vista economico (Recovery e ristori) e  ai dati pandemici (contagi, situazione ospedaliera, rispetto restrizioni). Sono state analizzate le rappresentazioni e le narrazioni giornalistiche e gli eventuali stereotipi e discriminazioni Nord- Sud.

”Tenendo fuori quella stampa esplicitamente schierata con il Nord – ha spiegato Stefano Bory, del Dipartimento di Scienze sociali della Federico II – abbiamo analizzato l’atteggiamento stilistico e discorsivo degli articoli per cercare di comprendere come dietro a una forma di scrittura neutra come quella giornalistica si nascondano, in modo piu’ o meno celato, degli atteggiamenti e delle posture discriminatorie nei confronti del Mezzogiorno”.

I ricercatori hanno evidenziato che nel periodo di riferimento ”alcune logiche della questione meridionale sono tornate fuori e che il Nord da portatore dello sviluppo e della ricchezza del Paese si e’ vittimizzato rivendicando la necessita’ di avere le risorse per riattivare la macchina produttiva mentre il Sud fa un endorsement basato proprio sulla discriminazione e cerca di ribaltarla”.

Una ricerca che – ha sottolineato Bory – ”evidenzia come in Italia ci sia un’informazione corretta ma in cui tuttavia ci sono alcune logiche stereotipate e piccoli pregiudizi che vengono da lontano e che intervengono nei testi di opinione, nelle interviste, nei commenti e nelle prime pagine dei grandi quotidiani nazionali”.

Dello stesso avviso anche Claudio Silvestri, segretario SUGC – lo studio evidenzia ”l’esistenza di un linguaggio razzista all’interno del nostro giornalismo. Noi giornalisti abbiamo invece la responsabilita’ delle parole che possono essere pietre, creare differenze, alimentare l’odio e dobbiamo garantire con ogni strumento un’informazione corretta e fondata sui valori della Costituzione”.

Differenze di linguaggio per raccontare il Nord e il Sud che – ha concluso Ciro Fiola, presidente della Camera di commerico  – ”incidono sullo sviluppo delle nostre imprese, del tessuto economico di alcune aree e con cui in tempo di covid la Campania si e’ dovuta scontrare ed ha dovuto ribaltare un pregiudizio rispetto alla qualita’ dell’assistenza sanitaria”. Ma l’analisi non si ferma qui: la seconda fase si focalizzera’ proprio sui giornalisti, sulle loro pratiche professionali che – e’ l’ipotesi di ricerca – ”a volte inconsapevoli potrebbero condurli a riprodurre discorsi di carattere stereotipato e a volte discriminatorio”.

 

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