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Legambiente, in Campania il 66,7% di spiagge occupate da concessioni balneari

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Spiagge sempre meno libere e costi di accesso ai lidi in aumento, stanno trasformando il mare, un tempo ristoro aperto a tutti, in un bene di lusso

Diventa sempre più difficile avere accesso alla spiaggia gratuitamente, è quanto emerge dal Report Spiagge 2020 di Legambiente che, come ogni anno, fotografa la situazione delle aree costiere del Belpaese e dalla campagna, Goletta Verde, che monitora la qualità delle acque del mare. I dati raccolti da Legambiente confermano la tendenza in aumento del numero delle concessioni balneari che interessano le coste italiane, con oltre il 50% delle spiagge italiane occupate da lidi e l’8% di costa non balneabile per inquinamento. Numeri che variano da regione a regione con punte che arrivano anche al 93,7% di occupazione della costa, record che detiene Forte dei Marmi, dove lungo 4,7 km di linea costiera si contano 125 stabilimenti.

La classifica dei primi dieci Comuni costieri con la maggiore occupazione di spiagge in concessione, spazia da nord a sud, figurano, infatti, Alassio (SV), Jesolo (VE), Forte dei Marmi (LU), Rimini, Lido di Ostia (Roma), San Benedetto del Tronto (AP), Alba Adriatica (TE), Pozzuoli (NA), Giardini Naxos (ME) e Mondello (Palermo).

In Campania si registra una percentuale del 67,7% di spiagge la cui fruizione e’ sottoposta a concessione, sono 3.967 le concessioni demaniali marittime, di cui 916 sono per stabilimenti balneari, 137 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, mentre le restanti sono distribuite su vari utilizzi.

E la cosa allarmante e’ che in Italia non esiste una normativa che stabilisca un limite massimo di spiagge da poter dare in concessione, ma e’ una scelta che viene lasciata alla competenza delle Regioni che, solitamente, limitano le spiagge libere a una percentuale molto bassa. In Campania siamo al limite del 20% della linea di costa di spiagge libere. Un tema sul quale sta crescendo l’attenzione dei cittadini che hanno fondato un Comitato nazionale Mare libero, costituito da volontari di diverse parti d’Italia che si organizzano per difendere i tratti di costa ancora liberi. E’ del 18 luglio scorso la protesta organizzata a Napoli, dove i manifestanti sono sbarcati con canoe con vessilli dei pirati, per contestare la privatizzazione delle spiagge e  l’aumento dei prezzi dal 20% al 47%, rispetto al 2019, in alcuni lidi di Posillipo e Marechiaro, lamentando i bassissimi canoni che i gestori pagano allo stato.

Altro vulnus, infatti, sono proprio i canoni troppo bassi, con entrate per lo Stato di 103 milioni di euro secondo gli ultimi dati del 2016 a fronte di un giro d’affari miliardario, stimato da Nomisma in almeno 15 miliardi di euro annui. E per di più l’unico intervento normativo fatto sul tema spiagge, è stato la legge di bilancio del 2019, il Decreto rilancio, che ha previsto la proroga senza gara delle concessioni balneari fino al 2033, nonostante l’Ue abbia avviato nel 2009 una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia chiedendo la loro messa a gara, come da Direttiva Bolkestein del 2006 che prevede la possibilità anche per operatori di altri Paesi Ue di partecipare ai bandi pubblici per l’assegnazione.

Altro dato che riguarda la Campania è l’interdizione illegale alla spiaggia libera come accade per esempio, a Pozzuoli dove l’occupazione delle coste e’pari al 47%, con 11 stabilimenti nell’ arco dei 7,6 km di costa, ma ci sono cancellate e barriere che bloccano l’accesso al mare, rendendo di molto inferiore la porzione di costa di libera fruizione. A questi dati occorre sommare l’interdizione alla balneazione per l’inquinamento che in Campania riguarda un ulteriore 15,5% di costa. Dal rapporto emerge che infatti la maglia nera per inquinamento e’ attribuita a Sicilia, Calabria e Campania che in totale contano circa 73,5 km di costa sui 90 interdetti a livello nazionale. Il risultato è che la porzione di spiagge di libero godimento, si riduce sempre più, rendendo l’accesso al mare, un tempo considerato ristoro aperto a tutti, in un lusso per pochi.

“Le spiagge rappresentano una straordinaria risorsa del nostro Paese, sia in chiave ambientale che turistica, – dichiara Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania– E’ necessario ragionare su come valorizzare queste straordinarie potenzialità e come affrontare i problemi trovando soluzioni innovative, come fanno già molti Paesi europei dove si è scelto di premiare le imprese locali che scommettono sulla qualità e al contempo garantire che una parte maggioritaria delle spiagge sia dedicata alla libera fruizione. La proposta- conclude il presidente di Legambiente Campania- è di ragionare assieme su regole per garantire un’offerta di qualità e al contempo l’accessibilità dei cittadini, su criteri che premino coloro che scommettono sulla valorizzazione del patrimonio ambientale e su strutture a impatto zero”.

Gabriella Sarno

 

 

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