Eros e vanità ai tempi dei romani
Recentemente restaurata, ha riaperto ieri al pubblico la Casa degli Amanti, una meraviglia archeologica unica per la conservazione pressoché completa dei due livelli di giardino colonnato, il peristilio, e dei pavimenti in cocciopesto che avrebbero incantato anche Le Corbusier. Portata alla luce nel 1933, prende il nome da un verso inciso in un quadretto con anatre sul fondo del peristilio che recita: “Amantes, ut apes, vitam melitam exigunt. Velle. (Gli amanti conducono, come le api, una vita dolce come il miele. Vorrei che fosse così.)”. Una Domus libertina in cui gli amori clandestini erano paragonati, dagli antichi, alla dolcezza del miele. Come testimoniano molti affreschi, sembra che, nel 79 a.c., fosse lecito raccontare di tradimenti e amori segreti. All’epoca, infatti, l’amore era considerato un regalo degli dei e quindi un sentimento da vivere fino in fondo e la Casa degli Amanti era una chiara testimonianza in cui clandestinità e passione si univano, per dare sfogo a fantasie erotiche e romantiche. La Domus, ricca di affreschi e decorazioni, consente di immergersi nel passato alla scoperta delle storie e dell’identità’ di Pompei, con i misteri e i segreti che si celano dietro le sue mura. Tornata, dopo il restauro, allo splendore del tipico rosso pompeiano, la Casa degli Amanti, lascia incantati anche per la fedele ricostruzione del giardino con piante diffuse nella vecchia Pompei. In una vetrina, sono in mostra gli oggetti rinvenuti al suo interno – un braciere, un bacile, una lucerna e delle cerniere in osso. Al fine di consentirne la visita, nel pieno rispetto delle misure previste dalla attuale normativa sanitaria, l’accesso alla Domus è stato adeguato, prevedendo un ingresso e un’uscita separati.
Da oggi apre al pubblico anche la mostra “Venustas. Grazia e bellezza a Pompei”. Creme, trucchi, bagni di profumo, specchi per ammirarsi, ornamenti per abiti e gioielli, amuleti, statuette e preziosi dedicati agli dei. Oggetti di vezzo e di moda per inseguire un ideale di perfezione e bellezza. Più di 300 reperti, dall’ VIII/VII sec a. C. al I sec. d. C., rinvenuti in vari siti del Parco archeologico di Pompei, testimoniano la grande attenzione ai canoni estetici delle popolazioni vesuviane. La ricca esposizione, sudduvusa in 19 vetrine, apre al pubblico nella Palestra grande, nel portico orientale, degli scavi di Pompei, ed è visitabile fino al 31 gennaio 2021. Un’immersione unica nel mondo della bellezza delle epoche antiche. Da non perdere.
G.S.