di Mario Civitaquale
Napoli Il Napoli è guarito. Oramai possiamo dirlo.
Certo c’è ancora da lavorare e migliorare.
Ma quale squadra non deve farlo.
Contro il Torino gli azzurri hanno superato la “prova del nove”. Terza partita di fila in campionato con squadre di medio-bassa classifica, terza vittoria.
Con le big, manco a dirlo. Battute Inter, Lazio e Juventus e quasi il Barcellona.
Si perché gli uomini di Gattuso non hanno concesso nulla ai blaugrana. E nulla vuol dire nulla. Zero.
A parte il gol, sull’unica distrazione difensiva.
E’ un Napoli che corre, è un Napoli che ha testa, è un Napoli che ha idee. La qualità già c’era.
Gli innesti di Demme e Lobotka in mezzo al campo hanno tramutato gli acquisti da due a sei, con Fabian e Zielinski rinati, Elmas che ha trovato la sua collocazione ed Allan pure, in attesa della forma migliore.
E Rino ha fatto il resto.
Due cose in particolare: “cazzimma” e compattezza.
La prima è evidente nelle perdite di secondi quando si è in vantaggio, con palle allontanate o trattenute, con falli tattici, con provocazioni. Chiedere a Vidal.
La secondo è lampante. In entrambi i Napoli di Gattuso.
Ed infatti il tecnico è riuscito, dalle macerie, a plasmare due squadre.
La prima è quella che affronta le big: compatta in tutte le line, con gli attaccanti che sono i primi difensori, che fa densità in mezzo, chiudendo tutti gli spazi ma che riparte con contropiedi micidiali.
La seconda e quella con le medio-piccole: Napoli in assoluto dominio, che rischia praticamente nulla e che, con lungo e intelligente possesso palla e movimenti sempre corretti, potrebbe far gol in ogni momento.
Ma che raccoglie decisamente meno di quanto semina e porta a risultati “bugiardi”.
Si perché con Cagliari, Brescia e Torino il Napoli poteva stravincere. E invece ha sprecato, e invece ha preso gol, portando sì a casa i tre punti ma con patemi fino al 95esimo.
Ecco qui il Napoli deve migliorare.
Attenzione, parliamo di una squadra che ha fato progressi enormi e che , dopo il baratro, si trova improvvisamente in lotta per tutti gli obiettivi.
Ma c’è ancora da lavorare.
Due le mission: cinismo davanti ed evitare anche un solo calo di concentrazione (perché di quello si tratta, uno ed unico) dietro.
Ma al netto, del “pelo nell’uovo”, il Napoli è guarito ed è merito di tutti.
La società con gli acquisti, il tecnico con lavoro, disciplina e idee, i ragazzi con maturità e qualità. E il tifo, tornato decisivo, che fa davvero la differenza.