Home Cultura “La Tempesta”: lo Shakespeare pirandelliano di Luca De Fusco al Teatro Mercadante

“La Tempesta”: lo Shakespeare pirandelliano di Luca De Fusco al Teatro Mercadante

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RECENSIONE – La stagione del Teatro Mercadante di Napoli quest’anno si è aperta in grande stile con la rappresentazione de “La tempesta” di Shakespeare. Con la zelante regia di Luca De Fusco lo spettacolo sarà in scena fino al 10 novembre, proponendo al pubblico un capolavoro del XVII secolo con il giusto pizzico di Novecento che ne ravviva il sapore senza tradirlo.

Sul palcoscenico ammiriamo un profondo Shakespeare pirandelliano con cui vengono rievocati immagini e miti del mondo più squisitamente moderno. Il protagonista Prospero viene presentato come una sorta di burattinaio che tira con la sua magia i fili dei destini di tutti i personaggi. I suoi poteri derivano dalla conoscenza e il suo antro da mago non a caso è una biblioteca. In una sorta di nuova Isola Che Non C’è, Prospero è scrittore delle vicende, nonché autore della tempesta che dà avvio al racconto.

Egregia è la scenografia che mescola elementi fisici presenti sul palco con proiezioni finalizzate a intrecciare le arti del teatro e del cinema. I costumi di scena volutamente appartengono alle più disparate epoche e a diversi contesti. Non c’è stranezza nel vedere una coppia con indosso tenute da tennis ammirare una seducente Marilyn. Sublime l’interpretazione di Eros Pagni, quanto quella della magnifica Gaia Aprea del cui talento è impossibile non innamorarsi a ogni rappresentazione. In quest’occasione si è addirittura destreggiata fra due personaggi dalle sembianze maschili, Ariel e Calibano, che altro non sono che due facce di un’allegorica dualità. Lo spettatore viene così catapultato nel buio del teatro in una piccola preziosa esperienza di metateatro in cui tutto ciò che è ammirevole e meraviglioso come Miranda si contrappone a ciò che è losco e basso. Poi Prospero si rivolge alla platea per liberare con un applauso gli attori e l’ultimo grande incantesimo si spezza riportando i presenti alla realtà.

Di Valentina Mazzella

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