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Chanel N.5 – tra cubismo estetismo e decadentismo – novantotto anni oggi

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“Una donna profumata male non ha futuro”, disse Coco Chanel citando il poeta Paul Valery. E in questa frase si può racchiudere la quintessenza di un’icona: il N.5.

Era il 5 maggio 1921, dopo la Grande Guerra, quando le donne iniziano a vestirsi e a pettinarsi «à la garçonne» istigate da lei, che nasceva il leggendario Chanel n. 5. Un profumo rivoluzionario, un’alchimia di 80 essenze, alcune delle quali, per la prima volta, volutamente sintetiche – al contrario dei profumi allora imperanti – realizzato in collaborazione con Ernest Beaux, ex profumiere dello zar e destinato a cambiare la storia.

Il N.5 risale al periodo del pieno fermento creativo, dalla poesia alla pittura, dalla musica alla letteratura. Vicina proprio agli artisti più innovativi del tempo, Coco Chanel respirò quel clima e il suo profumo divenne il manifesto olfattivo – che rafforzò il suo percorso verso la modernità – del movimentato ambiente intellettuale nel quale si muoveva e delle correnti artistiche e letterarie del tempo: l’estetismo e il decadentismo, nette espressioni dell’emancipazione della donna, che rifiuta il suo ruolo tradizionale e rivendica un nuovo posto nella società,  calpestando i principi morali maschilisti dell’epoca.

Ma la vera innovazione, oltre al bouquet, fu il packaging. Lineare e dal design pulito, quasi invisibile e misurato come una provetta da laboratorio – sulla scia delle linee sobrie ed essenziali del cubismo – Chanel volle differenziarlo da quelli allora imperanti in stile decò, in ossequio alla sua idea che “l’eleganza è negazione”.

Ovviamente, fu un successo. Il N° 5, la cui pubblicità più formidabile fu fatta dalla biondissima Marilyn Monroe e assolutamente gratis, piacque a tutte perché piaceva a Coco. E quando usciva dal Ritz dove abitava per andare nella sua boutique in rue Cambon, si avvisava un’assistente perché vaporizzasse il N° 5 nell’ingresso e sulle scale.

La prima versione, venduta solo alle clienti, presentava angoli più rotondi, in semplice vetro quadrato, con un tappo quasi inesistente. Nel 1924 venne ordinato un nuovo modello fatto realizzare dalle Cristalleries de Saint Louis, con una nuova linea smussata nelle forme e rimasta poi praticamente invariata nel tempo. Quello che cambiò fu il tappo, che da quasi inesistente divenne largo e ottagonale, ispirato, si dice, alla forma della suite Chanel del Ritz Hotel – nella quale nulla è cambiato – di 188 metri quadri su Place Vendome, nella quale Madamoiselle Chanel trascorse ben 34 anni della sua vita fino alla morte, arredandola secondo il suo gusto impeccabile e nella quale ancor oggi è possibile alloggiare alla modica cifra di 18mila euro a notte.

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