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“L’amica geniale”. Non solo negli scaffali delle librerie, da oggi anche sui muri.

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“E se il mondo non ti piace allora dipingici sopra!” direbbe qualcuno di sicuro più in gamba di me. Ed è così che dopo i murales di San Gennaro a Forcella e Maradona nel Bronx di San Giovanni a Teduccio, a colorare un altro muro grigio della nostra città – questa volta è toccata alla facciata della biblioteca popolare Andreoli, anima intellettuale del Rione Luzzatti, che nacque 70 anni fa grazie alla volontà di un professore, Agostino Collina, per offrire uno spazio di cultura ai tanti ragazzi del quartiere che a scuola non ci potevano andare – ci ha pensato Eduardo Castaldo, anche fotografo di scena della fiction, facendo rivivere in un’opera di street art – oltre che nei nostri cuori – le due giovani protagoniste de “L’amica geniale” della misteriosa scrittrice napoletana.

Lila, scura ed impunita, che sogna che qualcuno d’un tratto arrivi e le porti a vedere il mare , che lei non l’ aveva mai visto il mare – quello cristallino di cui le parlava sempre Rino – e Lenù, bionda e timida, che non ci aveva mai nemmeno pensato di non averlo mai visto il mare. È infatti in una Napoli senza mare, degli anni 50, grigia, come la polvere da’ guainella – quella che io mi metto di qua tu ti metti di lá e via alla lotta con le pietre e il primo che la prende in fronte perde e dopo ti aspetta anche il resto delle mazzate a casa addù mammà – che Elena Ferrante ci racconta la storia di un’amicizia fatta di bambole di pezza, di “piccole donne” – uno solo per tutte e due che i soldi sono pochi e tanto lo leggiamo insieme nel cortile dopo scuola – di sogni e di tanti e immensi e bellissimi e che non sono mai abbastanza “da grande voglio diventare“ – ma anche di un intero Paese, che attraversando decenni, ha capito che le pagine, ingiallite, rovinate, stropicciate, sfogliate, strappate, usurate, non sono solo carta .
Ma parole, gambe, sogni, armi. Che più potenti non si può .

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