Di Di Valentina Mazzella
RECENSIONE – Con il primo gelo di quest’anno il freddo dell’inverno di “John Gabriel Borkman” in scena al Teatro Mercadante cade proprio a pennello. La regia di Marco Sciaccaluga ripropone un’opera dell’autore scandinavo Henrik Ibsen tutta volta in realtà a sondare un altro tipo di temperature basse: il freddo dell’anima. E lo fa raccontandoci una storia soffocante e grigia grazie anche alla cura di scenografie particolarmente tetre a effetto.
Protagonista della vicenda è John Gabriel Borkman, interpretato egregiamente da Gabriele Lavia. Si tratta di un self made man che punta tutto sulla carriera. Un uomo disposto a rubare non per personale tornaconto, ma perché si innalza in questo modo a emblema del progresso in un moto di ribellione contro il vecchio mondo precapitalistico. Non mancano i temi approfonditi come la crisi di un matrimonio spento e il rimpianto di un primo amore a cui Borkman ha rinunciato per interesse. Emergono tutte le distanze fra l’universo femminile e quello maschile o argomenti cari all’Ottocento – e poi al Novecento – come il simbolismo, il superomismo, l’idealismo e le psicopatologie. I dialoghi sono costruiti con raffinata minuzia, a tal punto che sarebbe plausibile giudicare quelle fra i personaggi conversazioni di oggi. Ed è proprio qui che risiede la grandezza e l’attualità di un’opera egregiamente complessa come “John Gabriel Borkman”.