Mario Civitaquale
Napoli La pausa del campionato serve agli allenatori per raccogliere le idee. Serve ai non addetti ai lavori per chiacchierare.
Si indagano le cause del cosa è stato e del cosa non è stato. Si tessono facili elogi e frettolose critiche. Si formulano opinione poi col tempo smentite.
Questo accade soprattutto alla prima sosta, a settembre.
Ma è sempre troppo presto. Per tutti. Per il Napoli.
Mai come quest’anno.
C’è chi dice che il Napoli era forte per Sarri, non per i singoli. Chi addirittura critica la scelta di Ancelotti perché abituato ai campioni.
Tra follia e precocità.
La verità è che è presto per trarre bilanci.
Innanzitutto siamo ad inizio stagione e la preparazione ha una grossa incidenza.
Il Napoli è apparso speso sulle gambe ed a corto di fiato.
In secondo luogo, aspetto di gran lunga più decisivo, i titolari soprattutto appaiono ad una sorta di metà strada tra gli insegnamenti di Sarri e i nuovi assunti di Ancelotti.
La partita migliore non a caso è stata Napoli-Wolfsburg con le seconde linee.
Una confusione mentale che si è palesata in tutti i tre i match ufficiali principalmente nei movimenti della linea difensiva e nella relativa sinergia con il centrocampo.
Infine al Napoli manca ancora un regista, ruolo nevralgico.
Ancora perchè Hamsik sta entrando nel ruolo ma deve assimilarlo e Diawara appare accora troppo calcisticamente immaturo, seppur talentuoso.
Insomma, per una ragione e per l’altra, è solo questione di tempo.