Di Valentina Mazzella
SOMMA VESUVIANA – Per gli amanti della musica e della creatività stasera alle ore 20:30 ci sarà un appuntamento che sembra calzare a pennello presso il Teatro Summarte di Somma Vesuviana (NA). Si tratta dell’eclettico spettacolo “Arkan e i palloncini” proposto dalla Cesi – Marciano Ensemble, un gruppo nato nel 2002 su iniziativa di Ciro Gentile, oggi autore del testo e delle musiche che stasera calcheranno il palcoscenico.
La rappresentazione verrà allestita come fosse un concerto in occasione del quale il pubblico potrà assistere a delle esecuzioni di jazz alternate a virtuose esibizioni dei generi musicali più disparati che implichino l’uso della chitarra acustica e di quella classica, del flauto, della tromba, del sax, del contrabbasso o del violoncello. Ciro Gentile ci racconta che sarà una vera celebrazione della musica popolare italiana grazie alla proposta di alcuni pezzi che per stile scelgono di omaggiare grandi come Fabrizio De André e Angelo Branduardi. Non mancheranno brani di musica classica e altri più contemporanei, tutti originali come gli altri, in una combinazione quasi pop che sposi con eleganza ossequi a formule di musica colta come per l’appunto il già citato jazz.
L’opera può vantare il sostegno dell’associazione per il sociale Polymnia Onlus. A guidare gli spettatori, permettendo loro di addentrarsi nella storia, sarà la voce di Luca Saccoia. Protagonista è un soldato ferito in guerra che, lungo il percorso per tornare a casa, decide di fermarsi in una caverna con la speranza di trovarvi ristoro. Sventuratamente l’uomo smarrisce l’orientamento e viene assorbito dall’immensità del posto, tanto da non riuscire più a rintracciare la cavità da cui era entrato. La soluzione è unica: provare ad affrontare con coraggio la situazione. Ed è proprio nel mentre che si impegna nella ricerca di una nuova via di uscita che l’esistenza del soldato si incrocerà con quella di uno stravagante personaggio di nome Arkan che girovaga nelle viscere del monte Antakos con l’inaspettato intento di vendere palloncini.
Palloncini? Esatto. Palloncini. É l’eredità del Teatro dell’assurdo di fronte al quale il pubblico è costretto ad abbandonare una fruizione passiva della rappresentazione per approdare a un nuovo cammino, a un’analisi introspettiva. Non a caso Ciro Gentile commenta l’avventura del soldato spiegando come in fondo sia “quella di un uomo e della sua solitudine. La sua ricerca di una via di fuga in fondo non è altro che la medesima indagine che accomuna tutta l’umanità”. Ecco allora che si scopre il ruolo di preminenza rivestito dai palloncini all’interno dell’opera. Si rivelano la vera chiave di lettura della storia, l’emblema dei desideri di ognuno. “I sogni sono come i palloncini: non muoiono mai” sono le accattivanti parole con cui l’autore ci regala un primo piccolo seducente anticipo di “Arkan e i palloncini”. Un’opera che non disdegna di strizzare l’occhio anche all’attualità denunciando in maniera velata la cronaca della scena politica dell’Europa di oggi. Un racconto enigmatico che con le sue sfumature si presenta ricco di risorse e sorprese, con tanti significati e possibili interpretazioni. Un richiamo di sirena che promette bellezza, profondità ed emozioni palpabili.