La tragedia
Il dramma ha inizio nella mattina di ieri, 3 maggio. Il padre del 37enne, pensionato dopo una vita di lavoro nel settore edile, esce per recarsi in campagna dove coltiva un piccolo appezzamento. Il figlio riesce a trovare le chiavi dell’armadietto blindato in cui il padre custodiva il fucile, e si impossessa dell’arma. Verso le 10.30, gli spari: vengono chiamati i carabinieri che in pochi minuti sono sul posto. Sul terrazzino del primo piano, affacciato sul cortile interno della palazzina, scorgono il cadavere della donna. Il figlio punta il fucile da caccia regolarmente detenuto dal padre anche contro i militari.
Un testimone riferisce di aver sentito sparare quando i carabinieri hanno varcato il portone. La zona viene isolata, i negozi chiusi. I carabinieri presidiano gli accessi, salgono sui balconi vicini alla casa della tragedia. Si cerca il dialogo con il 37enne. Il padre viene rintracciato e condotto sul posto per provare a far ragionare l’uomo. Arrivano anche altri familiari, ma i tentativi risultano inutili. L’uomo appare a tratti confuso, a tratti estremamente lucido come quando fa capire ai carabinieri di star seguendo i loro movimenti attraverso le immagini trasmesse da alcune televisioni. I militari chiedono quindi lo stop alle riprese video in diretta. Arrivano gli elicotteri e gli uomini del Gruppo di intervento speciale su due furgoni. Un blitz, dopo 10 ore, conclude un’interminabile giornata di dolore e di angoscia.
Chi era l’aggressore
Il 37enne era un giovane senza problemi fino a una decina d’anni fa. Laureato, cominciò a curarsi per una depressione, insorta pare dopo una delusione sentimentale. Secondo un amico, di recente era entrato in contrasto con i genitori che spesso cercavano di spronarlo affinché uscisse dallo stallo in cui viveva, anche dal punto di vista lavorativo. Disagi e liti che col tempo si sarebbero aggravati.