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Autismo: sono 500 mila le famiglie italiane coinvolte nel nostro paese

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Napoli – secondo gli studi più recenti, nel mondo un bambino ogni 100 (negli Usa 1 ogni 68) presenta un disturbo dello spettro autistico, ma il fenomeno è in crescita. In Italia il problema coinvolge circa 500.000 famiglie. Lo ricordano gli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, che in vista della Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo del 2 aprile annunciano la nascita di un network internazionale per sviluppare e condividere protocolli di valutazione, diagnosi e trattamento ‘open-access’.

L’esordio dell’autismo è precoce (fra i 14 e i 28 mesi) e la malattia dura per tutta la vita. Si tratta di una patologia del neurosviluppo caratterizzata da un’organizzazione atipica di alcune funzioni mentali e delle relative aree del cervello. L’origine è genetica, ma sono implicati anche fattori ambientali, come l’esposizione ad agenti inquinanti durante la gravidanza. Altri elementi di rischio, l’età avanzata dei genitori (soprattutto del papà), il basso peso alla nascita o la forte prematurità. La probabilità che nasca un bambino con autismo supera l’1%, con una maggior prevalenza tra i maschi rispetto alle femmine (il rapporto è di 4 a 1).

Circa il 50% delle persone con autismo presenta anche una disabilità cognitiva. In generale queste persone manifestano una particolare attenzione per alcuni stimoli sensoriali, hanno una predisposizione a comportamenti ripetitivi e a routine rigide, ma anche una scarsa attitudine e motivazione all’interazione sociale reciproca. L’autismo, infatti, compromette la capacità di interagire e di comunicare con gli altri. “L’intervento precoce è fondamentale: équipe specializzate e multidisciplinari oggi sono in grado di fare diagnosi già a 2-3 anni, a 4 nelle situazioni maggiormente complesse, per poi adottare il trattamento più idoneo caso per caso”, spiegano dal Bambino Gesù.

Non esiste ancora una cura che consenta di guarire dall’autismo, ma esistono trattamenti, come il parent training, che migliorano significativamente la sintomatologia e la qualità di vita. All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù si effettua da anni una ‘terapia cooperativa mediata dai genitori’ che si rivolge a tutto il nucleo familiare e coinvolge il bambino a partire dall’età prescolare, a volte subito dopo la diagnosi. Il percorso dura 6 mesi: si inizia con una seduta a settimana e si finisce con una cadenza mensile. “Il trattamento consente di costruire, in un arco limitato di tempo, un’interazione più sintonica tra genitori e figlio che favorisce lo sviluppo delle competenze sociali e comunicative nel bambino, oltre ad aumentare il senso di autoefficacia dei genitori e ridurne lo stress”.

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