NAPOLI – Dicono che i potei maledetti si siano estinti, che molto probabilmente siano esistiti solo per pochi decenni e che in fin dei conti non erano poi così maledetti e che anzi, erano degli sfigati, dei repressi cinici e megalomani.
Vi siete mai chiesti se effettivamente oggi, in un mondo iper-tecnologico esistessero ancora i “Poeti maledetti”?
Esistono ed il capostipite italiano di questa rinascita potrebbe esser ricollegata ad un artista romano, parliamo di Jesto: Poeta maledetto 2.0
Jesto è un’artista a 360° uno dei più complicati del panorama artistico musicale degli ultimi decenni, figlio di Stefano Rosso, cantautore italiano e primo a parlare di spinelli in una canzone, è stato da sempre cresciuto in una famiglia in cui l’arte era il pane quotidiano.
Jesto è una persona complicata da capire, non facile da sezionare ma, non per questo impossibile.
Grazie all’intervista rilasciata mentre era in treno per raggiungere Bologna ha ripercorso un viaggio nella sua vita, un viaggio nel passato.
La sua vita è stata molto travagliata, nel suo animo porta ancora i segni di mille esperienze vissute da quando era adolescente ad oggi.
La sua adolescenza non è stata molto facile, spesso voleva scappare da un mondo che non riusciva a capirlo, da un mondo che non sentiva suo, ed a quindici anni ha iniziato a gettare frasi su un foglio bianco, a scrivere di getto tutto ciò che sentiva, ogni sua singola emozione, ogni vibrazione che gli arrivava dall’esterno. Perché solo così poteva liberarsi e sentirsi libero.
Aveva bisogno di lasciare un gesto e da qui il nome d’arte Jesto.
Oggi ha 30 anni e grazie alle continue incomprensioni con il mondo, alla sua sofferenza è diventato ciò che è: uno degli artisti che maggiormente racconta di se, di ciò che vive o ha vissuto, senza peli sulla lingua.
La sua volontà continua di parlare, di far conoscere e rendere partecipi gli altri non è una vanità per lui è una necessità:
“Ho voglia di gettare fuori tutto ciò che ho accumulato per anni, ne ho bisogno… se non registro mi sento male”.
L’artista, di qualsivoglia specie se è Artista, è continuamente legato alla sua arte da un amore imprescindibile e viscerale che pochi riescono a capire.
Il rapper vanta una produzione musicale imparagonabile agli altri artisti del settore, è una macchina che non si ferma mai, tutto ciò che vive ha un bisogno inderogabile di metterlo nero su bianco e poi registrarlo ma, non sempre tutto ciò che racconta è capito dal pubblico.
Alla domanda “Ti senti incompreso?” ha dichiarato di sentirsi incompreso continuamente ma per lui questo infondo è lecito:
“Capirmi è molto difficile, sono molto lunatico, cambio spesso umore e tutto ciò che scrivo ne risente. Sono un tipo molto cervellotico e lo si può notare dalle mie canzoni, dai miei doppi sensi, dal mio modo di esprimere concetti tristi in maniera divertente e viceversa. Diciamo che solo io riesco a comprendermi al 100% e nessuno oltre me potrebbe farlo, alcuni hanno tentato ma, hanno capito solo un terzo di come sono davvero”.
Il rapper vive quotidianamente una sensazione di rigetto nei confronti di un mondo fin troppo in balia di gente pronta a lamentarsi di qualsiasi cosa ma, che nel concreto non fa nulla per modificare il corso degli eventi ed abbiamo deciso di indicarlo come poeta maledetto proprio perché, come loro, è mosso da sentimenti nobili ma allo stesso tempo sconsiderati.
Lo si considera un “Poeta Maledetto 2.0” perché come loro ha un sentimento di rifiuto nei confronti della società, vive in maniera anticonformista e anticonvenzionale è del tutto fuori dagli schemi odierni: di una società che non fa altro che alimentare l’alienazione dello spirito e della mente.
E’ 2.0 perché oltre ad esser “Maledetto” gode di parecchio sarcasmo, ciò che mancava effettivamente ai precursori ma, il troppo sarcasmo, spesso lo porta ad esser non capito e rilegato a quegli artisti che sono “divertenti” ma non è questa l’etichetta che merita. Molti dei suoi testi denunciano effettivamente ciò che si vive in maniera passiva nel quotidiano ma, da molti ciò non è recepito e quindi c’è un continuo senso di ignoranza che pervade le persone che lo ascoltano.
Jesto si sente investito da una missione quello di riuscire ad aiutare i giovani di oggi a sviluppare una propria personalità, un proprio modo d’essere, abbattendo i soliti stereotipi.
“Ti consideri un Maestro di Strada?”
“Diciamo che mi considero tale perché ho conosciuto il mondo, ho studiato filosofia all’università è mi intriga molto conoscerlo, capirlo e riuscire a farlo capire contribuendo con miei testi. Sono orgoglioso di ciò che faccio perché io porto un messaggio ai pischelli, quello di ragionare con la loro testa… cosa che difficilmente è fatta dai miei colleghi.”
Durante il suo percorso artistico ha maturato sempre più un senso di freddezza nei suoi pezzi, è iniziato ad esser cinico, spietato su alcuni argomenti tipo l’amore, complice una brutta delusione che fa ancora male, una ferita che stenta a rimarginarsi:
“Son diventato cinico nei confronti dell’amore dal momento in cui è finita la storia più importante della mia vita, purtroppo dopo di lei non ho provato nessun’altra sensazione da riuscire ad incanalare nelle canzoni, nei testi nessuna vibrazione era paragonabile a lei. La mia ultima canzone d’amore è stata “Giusto qualche ora” … penso che sono stato l’unico a scrivere una marea di canzoni d’amore dedicati alla stessa persona… Purtroppo ora è finita ma, sono contento che lei stia bene… nonostante la nostra storia d’amore sia stata come un romanzo rosa, il rincontrarsi per sbaglio in Europa non è stata semplice casualità del destino…”
Al suo essere Jesto combina una continua volontà provocatoria nei confronti della società, molte delle sue copertine sono shoccanti ed il suo intento è quello di condannare questo finto perbenismo che trapela dalla società che si scandalizza per un preservativo in copertina e non si scandalizza per una donna nuda o volgare in tv.
“Perché ti diverti così tanto a provocare con immagini così forti? Vuoi sostenere la tesi che “un gesto vale più di mille parole”?”
“La copertina per me ha un valore assoluto, sono molto maniacale in ciò che faccio ed infatti l’art-work dev’essere fatta alla perfezione, la copertina è la sintesi di ciò che tu troverai all’interno dei miei pezzi, non è assolutamente da sottovalutare per me ha un ruolo importantissimo, sono contro tutti coloro che utilizzano la copertina per trasmettere cose sbagliate, per me non ha senso mettere il belloccio in copertina su un cd musicale, per me la copertina, la sua elaborazione è un’arte da non sottovalutare”
L’ultima copertina di supershallo 3 è un’altra copertina molto più provocatoria delle altre:
“La copertina di supershallo 3 si rifà ad una consecutio molto lineare che però in pochi son riusciti a capire: supershallo era rappresentato da un preservativo che stava a simboleggiare il sesso, sono stato molto criticato per un oggetto che infondo tutti utilizzano, poi abbiamo supershallo 2 che è uno schizzo di sperma che lascia ipotizzare che probabilmente dall’atto avuto precedentemente ci sia il rischio che sia rimasta incinta, ed infine supershallo 3 è un’assorbente con il sangue perché alla fine il rischio dell’eventualità di un bambino è stata vanificata perché a lei son venute le mesturazioni”
Supershallo è la trilogia che ha confermato l’alto valore che ha questo rapper, un’artista continuamente in balia delle emozioni che continuamente è soggiogato dal tempo, dalle condizioni metereologiche che gli offrono ampie possibilità di creatività, la stessa creatività che stava però sbiadendo:
“Per un periodo di tempo ho lavorato è so cosa voglia dire lavorare per otto nove ore al giorno, il lavoro che facevo però distruggeva la mia creatività era come se mi guardassi allo specchio e vedessi il mio volto più invecchiato, stanco… ecco le mie canzoni erano così. Ho deciso quindi di rinunciare ai soldi e di vivere così, sarò anche un cantante squattrinato ma faccio ciò che mi piace senza che nessuno si intrometta.”
Jesto si autoproduce, è un’artista che ha rifiutato importanti offerte di case discografiche perché nessuno ha voluto davvero investire in lui, nessuno ha cercato di capirlo, molti l’hanno paragonato ad altri artisti, alcuni gli volevano imporre discorsi di marketing che lo ingabbiavano, che recludevano la sua personalità. Jesto è un’artista che va valorizzato nel suo essere senza precludergli niente.
Il Poeta maledetto 2.0 è molto seguito dai suoi fans sui social, che come ci ha espressamente dichiarato ama tantissimo per la capacità che hanno di metterlo in contatto con le persone che davvero lo seguono che capiscono il rap che produce, un rap molto americano in linea con la moda americana, perché Jesto è un appassionato di quel mondo. Prende numerosi spunti da esso e punta sempre a produrre qualcosa in italiano che si avvicini il più possibile con ciò che producono in America.
“Parlaci un po’della passione che hai per i tatoo?”
“Si, mi piacciono molto i tattoo, sono tutte metafore che si collegano ad eventi vissuti, alcune volte li sto anche facendo perché sin da bambino disegnavo ed il mio stile, come quello rap, è un misto tra hold and new school. Credo anche in una teoria che sto formulando ovvero quella di tatuarsi le cose sperate, spesso mi è capitato di tatuarmi delle cose che poi si sono realizzate, un potere mistico dei Tatoo.”
Nel corso della sua carriera artistica ha collaborato con numerosi artisti il ricordo più bello extrarap è quello con Mr. Wany un Writers che è stato capace di realizzare, durante una mostra di sue opere, un quadro basandosi su un suo pezzo “Pearcing all’anima” in cui rappresentava un pupazzo trasparente bucato da un pearcing. Oggi all’asta è quotato oltre i 3000€.
Dal punto di vista Rap invece è molto legato a Clementino un’artista che non è cambiato da quando le luci della ribalta sono a suo favore, i due si stimano molto e quando lavorano insieme, essendo due sagittari, producono tantissimo, sono due vulcani in pieno.
“Clementino non è cambiato per niente, è rimasto quello di sempre.”
Tra qualche giorno sarai a Napoli per l’instore dove numerosi fans ti aspettano cosa senti di dire loro?
“Innanzitutto devo davvero ringraziare tutti coloro che mi sostengono da Napoli, ho capito che sono molto amato in una città che apprezzo molto, una città che mi dà tanto continuamente, quando sono a Napoli mi sembra di esser risucchiato da un mondo che non riesco a controllare ma mi piace molto, infatti quando vado via dalla città parto sempre molto ispirato. Spero che vengano in tanti e spero quanto prima di organizzare un live per loro.”
di Ilaria Caterina Mondillo