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I primi agghiaccianti stralci dell’interrogatorio dei tre minorenni che hanno picchiato a morte la guardia giurata di Napoli

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Napoli – Non sono apparsi particolarmente angosciati, non si sono pentiti per l’accaduto. E’ vero, uno di loro era preoccupato davvero. Ma solo perché non sapeva se nel carcere minorile gli avessero consentito di fare la doccia. I tre minorenni, arrestati per aver pestato a morte la guardia giurata Francesco Della Corte, hanno confessato l’accaduto.

 Sulle pagine del Mattino si leggono stralci degli interrogatori in cui ammettono di aver aggredito il vigilante, apprendendo proprio in Procura che l’uomo è morto per le lesioni riportate.”Ho finito l’ultimo spinello e ho detto: guagliù, ora picchiamo il metronotte”, ammette in modo gelido il diciassettenne L.C.  K.A., quindi anni da poco compiuti, figlio di un parcheggiatore abusivo e di una domestica, ha detto: “Le notti passano così, a giocare a mazza e pietre. Prendiamo le mazze dalla spazzatura, usando pezzi di vecchi mobili, facciamo saltare un coccio di bottiglia e poi lo colpiamo al volo. con quelle mazze abbiamo aggredito quell’uomo, sapevamo che alle tre di notte faceva il suo giro”.

Il motivo dell’aggressione sarebbe il furto della pistola della guardia giurata, dalla vendita della quale i ragazzi avrebbero potuto ricavare circa 600 euro. Ma non solo. Anche la noia. Come emerge ancora dall’interrogatorio.

 “Volevamo andare a mangiare un cornetto, ma il bar era chiuso. erano le tre di notte, ci scocciavamo di andare a casa, quando abbiamo visto passare quell’uomo davanti a noi. Sì ho partecipato anche io, mi assumo la responsabilità di quanto avvenuto, anche se non ho mai colpito quell’uomo. Anzi. quando l’ho visto cadere a terra, sotto i primi colpi, ho pensato che quell’uomo poteva essere mio padre. Ho detto: stiamo facendo una stronzata”. Dice il terzo, C.U., 17 anni, promessa del calcio.

“Non si sono strappati i capelli per l’accaduto – fa sapere Bruno Mandato, dirigente del commissariato di Scampia – di avere provocato la morte di un bravo padre di famiglia. Uno dei tre, quando ha capito che l’avrebbero rinchiuso, ha abbracciato il padre, a cui è particolarmente legato, preoccupato del fatto che non lo avrebbe rivisto per lungo tempo. Un altro – ha continuato l’investigatore – era angosciato, ma solo perché non sapeva se gli avessero consentito di fare la doccia”.

 I tre ragazzi – tutti incensurati – appartengono a famiglie modeste, che vivono sbarcando il lunario: c’è chi fa il parcheggiatore abusivo e chi raccoglie e rivende rifiuti di metallo. Genitori, in qualche caso anche separati, che non hanno tempo e voglia di dedicare attenzione a quello che fa la loro prole. E i ragazzi, senza alcun controllo, disertano la scuola e passano tutto il giorno a scorrazzare per il quartiere, uno dei più degradati della città, fino a notte fonda.

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