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MASTRO DON GESUALDO AL BELLINI

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NAPOLI – Chi ha studiato Mastro Don Gesualdo e quindi letto il libro, si aspetta che una sintesi teatrale lasci come un senso di vuoto o di poca completezza del Verga-pensiero. Ovviamente il regista di turno deve tener conto del poco tempo a disposizione e cerca di far del suo meglio. Operazione perfettamente riuscita. Si apre la scena con un Gesualdo Motta vecchio, abbandonato e triste che attraversando le tappe della sua vita, dall’infanzia povera alla maturità, ricco e di successo economico, ma fallimentare negli affetti e nei rapporti umani, muore in solitudine.

Gesualdo Motta è riuscito a fare una scalata sociale grazie alla sua laboriosità. Arricchitosi, sposa Bianca Trao, una nobile decaduta che non lo ama e non lo amerà mai. Lui è un “don” viene dalla plebe, che lo identifica come un “signore” ma resta un “mastro” per gli aristocratici, che non lo riconoscono e lo trattano da estraneo. La vita dura e di lavoro gli dà il potere dei soldi, ma costantemente abbandonato negli affetti, temuto  dai suoi operai ed impiegati, ma con una moglie che ha quasi terrore delle sue mani, delle sue avances sessuali, e di una figlia Isabella che nemmeno gli rivolge la parola,  costretto a lasciare il paese in rivolta per i moti del ’48. Si ammalerà di cancro, ed andrà ad abitare a Palermo nel palazzo della figlia dove assiste allo scempio delle proprie ricchezze morendo, come detto, solo e abbandonato da tutti.

Il regista Guglielmo Ferro  disegna un mondo frenetico, tristemente attuale, con speculazioni estremo materialismo, dove non c’è posto per i sentimenti, in cui i personaggi, come marionette, non possono fare altro che andare incontro al proprio destino.

Non c’è alcuna visione positiva della vita, che emerge come un vicolo cieco, inesorabile. La scena è è scarna, minimalista, lasciando spazio alle videoproiezioni che ne illuminano il buio asfissiante, evocativo del grigiore interiore di Gesualdo Motta.

Ad interpretare Mastro don Gesualdo, l`ottimo Enrico Guarneri, attore poliedrico che ha saputo portare in scena molti dei personaggi che hanno fatto la storia della drammaturgia teatrale siciliana ed europea.

 

 

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