NAPOLI — Sembrerebbe davvero che il Pulcinella di Gaetano Pesce a Piazza Municipio non piaccia quasi a nessuno. Inaugurata il 9 ottobre, l’installazione resterà esposta al pubblico fino al prossimo 19 dicembre 2024. L’opera desidera rappresentare soltanto il camicione di Pulcinella con il colletto. Con un stile estremamente stilizzato, ridotto all’osso. Niente testa, niente braccia. A coronare l’esposizione ci sono poi due cuori rossi, giganti e trafitti da una freccia. Simbolo semplice dell’amore. Anch’esso stilizzato, ma romantico. L’artista è venuto a mancare lo scorso 3 aprile, a New York.
Tra materiali, realizzazione, manodopera, diritti d’autore, guardiano h24 (per evitare episodi spiacevole come la “Venere degli stracci” in fiamme) e spese varie, Pulcinella è costato al Comune di Napoli circa 200mila euro. La polemica però non è stata sollevata dai napoletani tanto per i costi. L’arte è arte, sebbene ci sarebbero tanti altri disservizi e manutenzioni a cui far fronte.
Una polemica, se così la si può chiamare, è nata perché a innumerevoli passanti l’opera non ricorda tanto la celeberrima maschera della Commedia dell’Arte. A molti ricorda più il membro di un uomo. Come se non bastasse l’installazione si chiama “Tu sì ‘na cosa grande”. Apriti cielo! Tra chiacchiere da bar e commenti sui social, in questi giorni il popolo napoletano sta dando il meglio di sé quanto a umorismo e ironia.
Qualcuno, con tono più serio, osserva che l’opera sia del tutto diversa dai bozzetti originali di Gaetano Pesce. Nei suoi schizzi Pulcinella aveva una camicia bianca e dei bottoni che mancano nell’opera in mostra a piazza Mercato. Forse la scelta dei colori è per ricordare che “Napule è mille culure” come cantava Pino Daniele? Per suggerire il senso di allegria della città? Oppure è una semplice operazione di marketing, volutamente sopra le righe per attirare turisti e creator desiderosi di scattare foto e selfie con il fenomeno virale del momento. Per citare Oscar Wilde, “Nel bene o nel male, purché se ne parli”.
Possiamo tentare un’altra interpretazione? “Tu sì ‘na cosa grande” non ricorderà subito visivamente Pulcinella a chi guarda l’installazione. Però un’osservazione va fatta. Ascoltiamo e leggiamo l’onda di battute pungenti, i motti di spirito e le considerazioni divertenti che tutti condividono. Ci rendiamo subito conto di come Pulcinella — ironico, sagace, chiacchierone e screanzato — sia effettivamente nell’ilarità collettiva che l’opera di Gaetano Pesce ha evocato nel popolo napoletano. Risultato voluto o non voluto? È una provocazione o un equivoco? L’arte ha sempre un suo margine di soggettività nella lettura. La sua grandezza risiede anche in questo aspetto.
Di Valentina Mazzella