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“2045” di Matteo Paolillo: un brillante romanzo di esordio dai toni cyberpunk

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RECENSIONE — “2045” è il sorprendente romanzo di esordio di Matteo Paolillo. Pubblicato dalla casa editrice Solferino, il libro è disponibile nelle librerie dallo scorso 16 aprile ed è già in ristampa. La sua lettura è stata una piacevole rivelazione. In realtà non c’erano motivi per cui dubitarne. Matteo Paolillo è già noto al grande pubblico come attore e cantautore. È famoso per aver interpretato Edoardo Conte nella serie-tv “Mare Fuori”. Da anni scrive e canta con il nome d’arte Icaro. Solo nell’ultimo mese ha, però, rivelato ai lettori un nuovo talento come scrittore. Consideriamo che l’Arte non è una dimensione a compartimenti stagni. Paolillo ha un estro crestivo molto versatile. È un artista poliedrico abituato a maneggiare storie, personaggi, parole. Non sorprende pertanto che abbia scritto un ottimo romanzo.

“2045” racconta di un futuro non troppo lontano in cui l’attuale rapporto della società con la tecnologia è esasperato. Il libro intreccia le storie di tre protagonisti: Zyon, Amelia/Amazzone e Babylonia. Tutti i personaggi sono calati in una realtà minacciata dalle ambizioni di un grande imprenditore, Elia Luce. In preda all’avidità e ai deliri di onnipotenza, Mr Luce desidera realizzare una macchina capace di donare l’immortalità. Zyon è un ragazzo che ha perso le gambe in un tragico incidente ed è del tutto affascinato dalla tecnologia dell’azienda Icaro, di cui Elia Luce è fondatore. Sua sorella Amelia, invece, non è d’accordo. Insieme ad altri ribelli, combatterà i progetti di Mr Luce. A sorpresa lo stesso figlio del magnate, Babylonia, scoprirà la bellezza del mondo quotidiano dopo anni di dipendenza dal virtuale.

Come suggerisce la stessa sinossi, “2045” non ha una trama banale. La scrittura ha uno stile scorrevole. La narrazione è ben costruita, con sviluppi lineari, ma non scontanti e prevedibili. Paolillo descrive diverse scene con un taglio quasi cinematografico. Per il lettore appare spesso semplice immaginare una trasposizione sullo schermo delle stesse. “2045” è un brillante debutto narrativo dai toni cyberpunk. Molte atmosfere evocano quelle del cinema dello stesso filone. Le pagine sono ricche di riferimenti alla cultura pop (nell’accezione di popolare) contemporanea e alla storia dell’arte. Non manca qualche richiamo addirittura a Dio o al suo concetto. Il risultato è un prodotto letterario molto fresco, adatto soprattutto a un pubblico di giovani per le riflessione che solletica.

Le tematiche affrontate sono, infatti, diverse e molto attuali. “2045” parla di abuso della tecnologia e del rapporto con i social, ma anche di ecologismo. Vengono menzionate le carni sintetiche e la farina di grillo. Si parla della sessualità vissuta in una dimensione virtuale e della mercificazione online del corpo. Ci sono accenni a potenziali nuove pandemie del futuro. Insomma, tutti fenomeni o costumi di cui con frequenza si legge sui giornali. Paolillo, tuttavia, non demonizza mai la tecnologia in sé per sé. Il suo romanzo non nega le opportunità che il settore può offrire ed offre.

“2045” dà voce a più punti di vista, sollevando una delicata considerazione etica: fino a che punto è giusto che il progresso si spinga? Esistono dei confini da non valicare? Il dubbio è lecito. Infine l’importante messaggio che l’autore prova a lanciare, senza ergersi su alcun pulpito, è un invito a non alienarci dalla quotidianità. Dobbiamo imparare a usare la tecnologia, senza lasciarci assorbire e dominare da essa. Estremamente essenziale è non abbandonare mai la nostra umanità, continuare a cercare la Bellezza. La Bellezza va soprattutto coltivata e risiede in tanti aspetti del mondo reale: negli affetti e nelle relazioni, nella natura incontaminata, nella cultura e nell’arte. Il segreto è ricordare di vivere la vita per davvero.

Di Valentina Mazzella

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